C. FABRO, Dio. Introduzione al problema teologico
Editrice del Verbo Incarnato, Segni 2019, pp. 187
Cornelio Fabro è stato uno tra i protagonisti del XX secolo nello studio del pensiero di Tommaso d’Aquino. Il testo che si presenta è stato pubblicato la prima volta nel 1953, nel 2019 è apparsa la seconda edizione nelle Opere complete della casa Editrice del Verbo Incarnato (la prima edizione risale al 2007 nella medesima serie).
Si tratta di un libro che accompagna il lettore in un percorso alla ricerca di Dio. L’Autore espone esemplarmente la mozione intima che scaturisce in ogni coscienza umana – fin dall’età del discernimento – circa il problema di Dio come “problema essenziale dell’uomo essenziale”. La prima parte dell’opera potrebbe essere definita come pars destruens, nel senso che l’autore delinea l’aspetto negativo del problema, ovvero l’ateismo come negazione di un Dio personale. Il tema occupa un intero capitolo dove Fabro analizza i diversi “tipi” di ateismo.
Fabro riconosce la possibilità di un ateismo pratico a causa delle difficoltà della vita, da una certa stanchezza spirituale (dovuta al venir meno di alcune risposte “esistenziali” riguardanti il senso della vita: il perché della sofferenza dell’innocente, della fortuna che accompagna molte volte le persone malvagie e, quello più tragico di tutti, dell’evento della morte).
L’Autore tratteggia un profilo storico dell’ateismo dal quale si evince la differenza che contraddistingue l’ateismo antico caratterizzato essenzialmente da errate accezioni della divinità (che comunque sfociavano nella negazione) rispetto all’ateismo moderno, definito dal Nostro come ateismo positivo, costitutivo, impegnato ad escludere la stessa questione dell’esistenza di Dio (soprattutto nel caso di quello marxista). L’ateismo è anzitutto un atteggiamento intellettuale individuale prima che una condotta sociale. L’agnosticismo è propriamente definito dall’Autore come «un atteggiamento spirituale in cui si sospende il proprio giudizio sull’esistenza e sulla natura dell’Assoluto e della Divinità» (p. 51), esso «invita a stabilirsi in una posizione di neutralità tra l’affermazione e la negazione per tutto quanto concerne il problema dell’Assoluto» (p. 52).
Sia nell’ateismo sia nell’agnosticismo la posizione negativa che li connota non può essere considerata come un prius, in quanto la negazione presuppone sempre il positivo, nel senso che non possiamo negare alcunchè senza presupporre in qualche modo l’oggetto stesso della negazione.
I capitoli centrali costituiscono la pars costruens, ovvero l’aspetto positivo del problema. Vi si articolano le prove dell’esistenza di Dio. In esordio l’Autore rimarca che la ragione naturale è in grado di conoscere l’esistenza di Dio partendo dalle creature.
Le prove dell’esistenza di Dio poggiano sul principio di causalità che Fabro sintetizza così: «se ci sono le creature ci dev’essere il Creatore; se ci sono le cose finite ci dev’essere l’Infinito; se ci sono le cose contingenti ci dev’essere l’Essere Necessario, poichè le creature, le cose finite e contingenti sono insufficienti per se stesse e quindi sono effetti e Dio è la loro causa» (p. 76). L’Autore dedica alcune pagine alla nozione di partecipazione (secondo la quale “ogni ente per partecipazione dipende dall’essere per essenza”), che egli svilupperà in altri testi divenuti poi meritatamente celebri.
Fabro rimarca che noi di Dio non possiamo conoscere direttamente l’essenza, ma possiamo accertarne l’esistenza. Il nostro limite nella conoscenza è dato dal fatto che il nostro intelletto per intendere le cose parte sempre dall’esperienza sensibile. Questo però non impedisce che possiamo avere una qualche conoscenza degli attributi di Dio.
Il metodo utilizzato da san Tommaso per giungere alla conoscenza filosofica di Dio esprime il processo attraverso il quale l’uomo dalle creature ascende a Dio, in quanto le creature, essendo effetti di Dio, manifestano proporzionalmente la loro Causa. I concetti che ne derivano hanno un essenziale carattere analogico.
In questa prospettiva le cinque vie indicano ognuna un attributo di Dio: motore immobile, causa efficiente, essere necessario, essere perfettissimo, ordinatore della natura.
Nella parte finale del Testo Fabro si sofferma su Dio quale fondamento dell’ordine etico. Dall’esistenza di Dio derivano i principi di moralità ed il diritto naturale, ai quali l’uomo deve conformarsi come pure tutte le scienze assiologiche, quali l’etica e la politica.
Il volume si rivolge specificamente a coloro che intendono intraprendere un percorso di ricerca in modo rigoroso e intensivo (secondo l’impostazione tomistica). Lo studio delle sue pagine, chiarissime nel significato e profonde nella ricerca della verità, testimonia la permanente attualità sia del problema di Dio sia dell’esercizio metafisico della razionalità.
Carlo Degano